U manciari ‘mpidusanu «è un invito al viaggio tra i sapori antichi di un’isola fuori da spazio e tempo, dalle forti commistioni che ne caratterizzano un’identità genuina e solida». Un piccolo ricettario, quadrato e tascabile, con una grande anima, che porta con sé – insieme alle più gustose ricette della tradizione locale – pensieri e fotogrammi di chi ha scritto la storia di Lampedusa.
Il progetto laboratoriale fotografico che ha dato vita a questa prima edizione del libro è a cura di Maria Zullo e Irene Cocco, in collaborazione con l’Istituto Omnicomprensivo con indirizzo Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera di Lampedusa e realizzato con il Patrocinio del Forum Lampedusa Solidale.
«Il cibo – raccontano le ideatrici – ci richiama alla quotidianità, alle radici, alla nostra identità e alla nostra cultura: il cibo ci forma. Tuttavia, assistiamo a una progressiva scomparsa dei piatti tipici locali imputabile in particolare alla globalizzazione che con le sue logiche spietate rende sempre più simili gli stili alimentari dei popoli del mondo. Oggi, avere una dieta composta interamente da colture indigene è difficile anche a Lampedusa. Quindi, è necessario puntare su un’alimentazione basata sui cibi di stagione prodotti localmente e soprattutto sul recupero della tradizione culinaria mediterranea. Il cibo non solo permette ad una comunità di sopravvivere, ma anche di esistere e resistere. Tutto ciò che noi siamo affonda le sue radici nel passato. Rinunciare alla storia equivale a cancellare la propria identità».
«Abbiamo provato – continuano Maria e Irene – a difendere la tradizione culinaria lampedusana dall’incuria del tempo. Il filo conduttore è stato la memoria storica declinata nei suoi aspetti più strettamente gastronomici. L’intento, attraverso il racconto della tradizione, è stato quello di interpretare e valorizzare l’identità degli abitanti di Lampedusa. La consapevolezza del possesso di un patrimonio da salvaguardare e tramandare ai posteri è stato il punto di partenza del ricettario».
È così che gli studenti e le studentesse della IIA dell’Istituto Omnicomprensivo con indirizzo Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera hanno incontrato alcuni loro conterranei disponibili a tramandare oralmente la tradizione delle specialità gastronomiche dell’isola. Sono stati infatti i lampedusani stessi a proporre i piatti tipici, curandone ovviamente anche le preparazioni, documentate con macchina fotografica e microfono al seguito.
«Insieme ai ragazzi abbiamo indagato – si legge nel libro – le influenze storiche stratificate nella cucina lampedusana: dagli arabi ai normanni, dagli svevi agli spagnoli, scoprendo la cucina dell’isola che è una delle migliori del Mediterraneo».
Immaginate u sciavuru (l’odore) di timo e finocchietto selvatico a maggio, una pasta picchiu pacchiu tra risate triti e storie, un couscous come un romanzo d’avventura in terre poi non così lontane, e ancora i mulinciani chini (melanzane ripiene) in un pranzo di famiglia in un giorno di festa o le paste di zzu Damiano attraverso gli occhi di una figlia innamorata..
Sfoglierete, con l’acquolina in bocca, pagine di storia di Lampedusa raccontata attraverso i piatti e le storie di chi l’ha sempre vissuta.
Il libro verrà presentato al pubblico lunedì 1 ottobre 2018 alle 18:30 presso la Biblioteca Ibby di Lampedusa.