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Che puzza!

di Giuseppe Mancini
Foto di Tommaso Sparma per Lampedusa Today™

Da quando ho scelto di vivere a Lampedusa, ormai ben sette anni fa, mi sono volutamente allontanato dal mondo del giornalismo, badando bene di rimanerne lontano. Un mondo a cui ho fatto parte per un lungo periodo della mia vita – parallelamente alla professione di istruttore subacqueo – e del quale, per ciò, conosco qualche dinamica che lo ha contraddistinto negli ultimi decenni. Superficialità, scarsa verifica delle informazioni, pochezza di argomentazioni, “orizzontalità” dei ragionamenti senza il minimo desiderio o intenzione di andare a fondo degli argomenti trattati. Tanto, quel che importa è il clamore; è creare e pompare la notizia non per la notizia in sé. Per fare un esempio concreto di cronaca recente, la strage di Toronto: per qualche ora in prima pagina, con estrema enfasi, per poi sparire immediatamente dai media una volta scoperto che il terrorismo non c’entra nulla. Perché oggi i morti non per mano terrorista sono morti di “serie B”; non fanno notizia. Oggi se vuoi morire con dignità e notorietà, meglio se vieni ucciso da un terrorista o presunto tale, altrimenti non ti nota nessuno.
Ecco, questi professionisti della penna, presuntuosi, ignoranti, faziosi, intellettualmente miserabili, culturalmente condizionati, per cui non liberi, non mi piacciono. Sono loro e la loro viltà, ad aver relegato la qualità e la libertà dell’informazione italiana ben oltre il sessantesimo posto nel mondo, a livello di quella del Burundi (con tutto il rispetto per quel piccolissimo stato africano).

Oggi, però, voglio fare un’eccezione alla mia regola, perché la “notiziona” odierna è l’inquinamento. Direte voi, che notizia è? Lo sappiamo bene che la plastica sta soffocando il mondo! Lo sappiamo bene che le microparticelle di materie plastiche ormai inquinano tutte le acque (TUTTE): falde, fiumi, oceani. No! La notizia di oggi nasce dalla scoperta che il depuratore di Lampedusa non funziona. E la cosa cambia. Lampedusa è Lampedusa! E, allora, parliamone.
Ma, prima, cerchiamo di capire di cosa si tratta. Leggo che il depuratore non funzionando come dovrebbe ha creato una condizione inquinante di batteri fecali con percentuali ben diecimila volte superiori alla norma. Leggo che, a tal motivo, sono stati prodotti 13 avvisi di garanzia – tra cui l’ex sindaco Nicolini e l’attuale primo cittadino Martello – con ipotesi di reato che vanno dal falso all’inquinamento ambientale, dalla truffa all’omissione di atti d’ufficio. Giusto e doveroso indagare su chi è presunto responsabile della precarietà secolare di una rete fognaria insufficiente e malandata, così come sul totale mancato funzionamento del depuratore. Depuratore che, badate bene, praticamente non ha mai funzionato. Non da un mese o da un anno. Mai.
Il fatto è estremamente grave, prima di tutto per quel modo di fare a “voler mettere una pezza” su problemi la cui soluzione necessiterebbe di competenza e di appalti trasparenti. Per cui, ripeto, è sacrosanto indagare ed è giusto che chi ha sbagliato inizi, in questo Paese, a pagare seriamente.
Altra questione, però, è dire che il mare di Lampedusa è inquinato, creando un allarmismo ingiustificato, un’isteria che pare non aspetti altro per poter dire, tronfia, “vedi che Lampedusa è un posto di merda?!”.
Perché è altra cosa? Perché i signori ex-colleghi scriventi, che con tanto zelo e premura si pregiano di scrivere i loro articoli, dovrebbero con altrettanta premura (per quanto riguarda lo zelo, credo abbiano da tempo dimenticato il significato) farsi e fare qualche domanda, indagare, chiedere, verificare. Magari, provare a capire di più. In una parola, avvicinarsi quanto più possibile alla realtà delle cose e non solo presumerla (la realtà, intendo). Perché, vedete, oggi la percezione della realtà è diventata più importante della realtà stessa. E, la percezione di ciò che accade sempre più spesso non corrisponde e quello che realmente accade.
È altra cosa, perché bisognerebbe precisare dove sono stati fatti i rilevamenti e in quale luogo sono stati raccolti i campioni d’acqua. Sicuramente, effettuati in prossimità dell’uscita dello scarico del depuratore inattivo, lì la percentuale è così elevata. Se è per questo, la percentuale è ancora più elevata all’uscita dello scarico del cesso delle nostre case!
Ma, vedete, c’è un piccolo particolare. Io vado sott’acqua, per professione, due volte al giorno, da sette anni qui a Lampedusa. E osservo, domando, cerco di imparare a conoscere sempre più un mare meraviglioso e unico, non certamente per il suo livello inquinante. Anzi, osservo la presenza di organismi che, per il solo fatto di esserci, testimoniano in maniera inconfutabile la purezza dell’acqua. Come, per esempio, intere colonie di Claveline, un ascidiaceo filtratore che morirebbe in un ambiente con percentuali di inquinamento superiori a pochi punti decimali. O come le Ascidie pennello, altri organismi filtratori molto sensibili a piccoli agenti inquinanti e molto presenti nei fondali lampedusani, già a pochi metri di profondità. O ancora come le praterie di Posidonia oceanica, tra le più estese di tutto il Mediterraneo. E l’elenco potrei prolungarlo. Qualcuno potrebbe domandare, rispetto allo sbocco del depuratore quanto distanti siano queste colonie di organismi filtratori; ecco, già a circa trecento metri dal tubo untore, la presenza inizia o potersi definire significativa.
Altra domanda che mi sorge (pensate quanto sia mentalmente disturbato): visto che il depuratore non funziona da anni, quanti degli oltre 50.000 visitatori che compongo mediamente il flusso turistico annuale a Lampedusa, hanno contratto una qualche patologia infettiva conseguente al batterio fecale? E non mi pare che le persone siano venute a Lampedusa per la sua decantata collina e per fare passeggiate sui campi tra un rifugio e un altro, bensì per il suo mare, per le lunghe nuotate e le immersioni, nelle limpide e calde acque che da sempre hanno contraddistinto le Isole Pelagie. Quanti di questi hanno contratto la salmonellosi o il colera; o una più “banale” infezione cutanea? Dove sono le epidemie generate da una percentuale superiore di mille volte la norma?

Con questo, non desidero negare un problema serio, non desidero mettere “la polvere sotto il tappeto” e far finta di niente. Desidero, invece, puntualizzare e scindere il problema e le sue possibili conseguenze. Desidero non dedurre cosa stia accadendo, ma cercare di comprendere cosa realmente accade. Perché, vedete, le parole creano danni a volte irreparabili. E, per quanto riguarda Lampedusa, inizio ad avere il sentore che da qualche anno alcune “parole” non siano dette e scritte “a vanvera” ma con il preciso intento di espropriare l’Isola ai lampedusani. Inizio ad avere un sentore sgradevole. E non è quello che proviene dal depuratore.

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2 commenti

Roberto 28 Aprile 2018 - 00:04

Ho trascorso le vacanze a Lampedusa nel 2015, 2016 e 2017….ho sofferto solo di depressione da rientro….

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SILVANO 23 Marzo 2020 - 15:44

come ROBERTO 7 ANNI DI FERIE A LAMPEDUSA L UNICO INQUINAMENTO E’ L AREOPORTO QUANDO SI RIENTRA. SI VORREBBE CHIUDERLO . X NON PARTIRE

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