Sulle tracce di chi arriva, portando con sé la polvere del viaggio, la paura del domani, la voglia di riuscire. E sulle orme di chi non riesce a raggiungere la terra, ma che l’ha desiderata spasmodicamente.
Il viaggio è iniziato da qui, da Lampedusa l’anno scorso e nell’isola si condenserà di nuovo tra pochi giorni: perché “Cosmogonia mediterranea” fa intimamente e storicamente parte dell’isola dove è nata. E’ una storia private di necessità. Di raccontare, di trovare un appiglio, un approdo, di immergersi in una placenta liquida che permette di rigenerarsi. E di tracciare segni, lasciare simboli, abbandonare orpelli, per ritrovare un’essenza unica e senza pensieri grigi. Ed è una necessità che ritorni nel luogo che l’ha virtualmente generata, soltanto in questo mare trova una sua ragione di esistere.
L’installazione di Domenico Pellegrino – un profluvio pop di decori barocchi che prendono spunto dalle classiche luminarie di paese, inseriti in una figura che richiama la Sicilia – è nata come opera subacquea immaginata dall’artista per raccontare una vera e propria “visione sottosopra” del Mediterraneo.
Pensata per Lampedusa e adagiata per un solo giorno nei fondali della Guitgia nel luglio 2016, sarà riportata sull’isola dal 29 luglio al 30 settembre di quest’anno, proprio nel punto dove arrivano le navi che salvano i migranti in mezzo al mare. E dove verrà organizzato, al tramonto, una sorta di “bagno purificatore” che coinvolgerà tutti, i residenti, i turisti e i migranti del centro accoglienza.
In contemporanea oltre a Lampedusa, altri due fari di luce comporranno la Cosmogonia di Domenico Pellegrino: altre due Sicilie si accenderanno infatti, una al parco Cerriolo di Custonaci) per poi trasferirsi, come scultura di legno, fino al 4 settembre al Centro Culturale Espositivo del Marmo, all’interno dell’esposizione “Multiculturalità – I migranti nell’arte contemporanea dialogo tra Giovanni Iudice e Domenico Pellegrino”); e un’altra sul lungomare di Capo d’Orlando. Un cammino continuo che assorbe l’intera isola: attualmente sono infatti sei i punti dove risplende la Cosmogonia, visto che è stata già posizionata a Palermo, a Palazzo De Seta, sede dell’Ance sul Foro Italico; e al Museo Riso, oltre al Farm Cultural Park di Favara.
Prima di ritornare a Lampedusa, l’installazione ha infatti toccato altri lidi per “raccogliere” le voci, ricaricarsi tramite i luoghi e le persone che virtualmente incontra: è successo per la Biennale Arcipelago Mediterraneo al porticciolo di Sant’Erasmo (amplificata in un vero arcipelago galleggiante e illuminato al tramonto), ma anche a Palazzo Branciforte a Palermo, alla Fondazione Orestiadi a Gibellina e allo spazio LOC di Capo D’Orlando.
Ma il viaggio di Cosmogonia Mediterranea non si esaurisce, anzi: quando verrà tratta fuori dall’acqua, troverà una casa sull’isola; il 3 ottobre, giorno che in cui si ricordano i 366 morti nel naufragio del 2013, verrà sollevata dall’acqua e posta sul molo Favaloro, nel punto in cui arrivano le navi che soccorrono in mare i migranti. Da quel momento, chi arriva a Lampedusa verrà accolto da una Sicilia luminosa, ironicamente pop, che segnerà l’ultimo approdo e sarà un vero e proprio simbolo di accoglienza e rinascita.
Per questo è stata attivata la campagna di crowfunding “Trip of Cosmogonia Mediterranea”: un modo nuovo di intendere l’arte che, in maniera collettiva e puntando sulla condivisione, finanziare dal basso l’opera d’arte e ne sposa il progetto.