Sono stata molto fortunata a leggere una delle poche locandine che pubblicizzava il concerto di un quartetto per archi qui a Lampedusa. Sono sempre attratta dagli eventi promossi in maniera discreta, senza eccessivi clamori perché quasi sempre si tratta di spettacoli ai quali partecipano poche persone, senza confusione che spesso si traducono in ore di amabile musica, capace di creare quell’atmosfera ammaliante che resta nell’anima.
Questo, a mio parere, è quanto accaduto qualche settimana fa all’Area Marina Protetta, in un comune sabato pomeriggio, ventosissimo e freddo.
Alla platea, composta da non più di una cinquantina di persone, si sono timidamente presentati quattro musicisti, tre uomini e una donna che sembrava una delicatissima fatina dai capelli biondi, gli occhi azzurri e la carnagione bianco etereo.
Il Quartetto Noûs , nome che vuol dire non a caso razionalità, ma anche ispirazione e capacità creativa è formato da quattro giovani musicisti italiani e nasce nel 2011 all’interno del Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano.
Uno straordinario quartetto di archi che ha proposto all’avida platea, brani di Mendelsshon, Heiden e Schubert e si è augurato sinceramente che questa fosse la prima di una lunga serie di concerti da poter eseguire a Lampedusa, luogo per loro molto emozionante e decisamente suggestivo. E devo dire che sembravano quasi commossi! Di certo, da Torino a Lampedusa in inverno, la location sarà sembrata loro parecchio diversa dalle solite. Come sicuramente saranno rimasti molto colpiti dai nostri complimenti e dalle nostre strette di mano; la cosa che più mi ha colpito, infatti, è stato il loro stupore. Stupore per aver trovato una platea così coinvolta, così attenta e in religioso silenzio.
Bravissimi, non sono un’intenditrice di musica classica ma non un attimo di noia o attesa che finisse il concerto. Due ore incantevoli! E lo sono state ancor di più perché per noi lampedusani, partecipare ad un concerto per archi in inverno, è davvero un evento particolare, una festa. E così come i musicisti entusiasti si sono augurati di ritornare, io mi auguro che spettacoli come questo diventino una proposta culturale che faccia parte un giorno di un cartellone di spettacoli come quelli presenti nelle grandi città, così da dare la possibilità anche a chi vive in un’isola di poter fruire di eventi culturali anche d’inverno. Perché partecipare ad uno spettacolo come ad un concerto per archi qui a Lampedusa non deve essere percepito come un evento speciale e quasi inconsueto ma un momento da ripetere che rientri in un panorama culturale che si dispieghi durante l’anno. Un regalo DOVUTO agli isolani e che gli isolani hanno dimostrato di gradire e apprezzare molto.