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Se il (buon) lavoro nobilita tutti

di Luca Siragusa
Veduta del porto negli anni Cinquanta (Archivio Storico Lampedusa)

È bastato un gruppo di giovani, tanta buona volontà e amore per la propria terra.. ed ecco che una scala che forse non tutti quelli che frequentano Lampedusa conoscono si riempie di dettagli e riacquista valore.

Una scala, ma anche di più.
Un portale, ecco, che collega due organi vitali: si entra a pochi passi dalla centralissima Via Roma, si passa alti con lo sguardo sopra uno scorcio di paese e poi la magia, si spunta in quella che un tempo si poteva definire la zona industriale dell’isola, piena delle operose “barracche” dove si lavorava il pesce; e poi Cala Palme, la baia del Porto Vecchio..

Eccoli all’opera i ragazzi di Alternativa Giovani e i volontari che hanno preso parte all’iniziativa di oggi!

Lampedusa è piena di angoli così, che si nascondono dal progresso per evitare il regresso. Angoli che non dovremmo mai smettere di cercare perché il più delle volte custodiscono storie che ci appartengono.

Proprio a questo proposito, ripropongo una dolcissima poesia che mi è capitato di leggere in questi giorni scritta dal gran capitano Vito Gallo, che con un’inestimabile passione racconta ciò che per lui è stato ed è uno di questi angoli.. a Scaliddra:

Scendendo al porto vecchio (cosi lo chiamano adesso….per me sutta e saccalleva), mi fermo nei pressi della spiaggetta delle palme (cosi la chiamano adesso): ritorno con il pensiero a molti molti anni addietro, vedo davanti a me i SACCALLEVA, in fila, uno a fianco all altro….. le montagne di alga, che il mare portava sulla spiaggia e il sole asciugava, formando appuntoqueste montagne soffici. Mi vedo con gli amici volare da una sartia all altra facendo i tarzan e poi stramazzare sul soffice tappeto di alghe. Apro gli occhi e un nodo mi stringe la gola; i saccalleva non ci sono piu, tutti spariti nel nulla; i miei amici non ci sono piu, quella lampedusa non esiste piu.Riprendo il mio cammino,per avvicinarmi alla nave che arriva. Prima di arrivare a barracca do zu Marianu(Nannina), mi fermo davanti a SCALIDDRA; li vedo tutti i lamparoti, i cianciolisti, ogn uno co so panaru, seduti lungo a SCALIDDRA, aspettando l orario di prendere il mare, per la nottata di pesca. LI si sentivano tutte le notizie dell isola, si facevano tutti i tipi di commenti; qualche volta si attardavano, perchè il tempo era incerto, alla fine si decideva se uscire in mare o tornarsene a casa un pò malinconici. Nell attesa, si vedeva un continuo movimento di persone, tipo le formiche quando lavorano. Chi imbarcava le lampe chi remi chi altro materiale che sarebbe servito per la nottata di pesca. Avevo lo sguardo fisso verso quella SCALIDDRA…. li vedevo tutti la i vecchi marinai: da GUKOMA a CILIVASI Aa NICULAU a o PACHINU a GIACUMINU CHIUMMU c erano i BILLECI i BALESTRIERI i PEPPAEDDRI….. tutta gente con il volto consumato dalla salsedine. Ogni uno di loro diceva la sua. Molte volte, noi ragazzi, ci fermavamo per ascoltare con interesse, gli aneddoti di quei vecchi marinai, che portavano sulle spalle, un fardello di esperienza non indifferente. Noi ragazzi non eravamo tifosi non dell inter ne della juventus, che per noi ancora non esistevano….. ma do PINUZZU da LISABETTA do spiculudo DOPOLAVORO da CIOCCA. Queste erano le nostre squadre….. chi era piu veloce… chi portava piu sgommbri la mattina. Ritorno nella realtà…… guardo a SCALIDDRA deserta e abbandonata, mi commuovo all eco della sua voce che mi dice: Dove sono i miei ospiti, i miei amici pescatori; mi avete abbandonato; capisco che adesso avete altri interessi, capisco che l isola è cambiata, capisco che il progresso vi ha travolto, ma non capisco perchè la nuova generazioe di pescatori mi abbia abbandonata cosi. IO sono a SCALIDDRA, ho ospitato i vostri padri i vustri nonni…… se non sapete chi sono io, non sapete i miei trascorsi, non conoscete la vostra storia, IO si che conosco la soriadella nostra isola. LA conosco molto bene, tramite la voce dei vostri avi, con tutto quello che ascoltavo. Per favore, fatemi rivivere, tornate a farmi compagnia: RACCONTATEVI, cosi vi posso ascoltare, come ascoltavo i vostri avi. Ma forse non ne avete piu il tempo ne la voglia. Una volta c era un via vai di marinai che preparavano la nottata di pesca, nel frattempo, trovavano il tempo di salutarsi, Oggi il via vai è ancor piu frenetico, per altri motivi, ma non si trova il tempo per un saluto. Sedetevi sulla SCALIDDRA qualche volta e fate mente locale, pensate a tutte quelle persone che adesso non ci sono piu, pensate ai loro discorsi; vedreteche a SCALIDDRA è sempre capace di trasmettervi tanta serenità.

Ad maiora!

Fonti:
Foto: Archivio Storico Lampedusa

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2 commenti

tonino 2 Marzo 2016 - 15:07

Bravi !Bravi !Siete ammirevoli.. Voglio dire ai più giovani che la scaliddra di cui si riferiva Il Sig.r Vito Gallo credo sia un’altra, sempre al porto vecchio, 2 curve prima di immettersi sulla strada che porta
alla banchina della nave.

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Luca Siragusa 2 Marzo 2016 - 16:25

Già, anch’io l’ho immaginata lì quella scaliddra.

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